La pandemia da nuovo coronavirus: epidemiologia e sfide future

La pandemia da nuovo Coronavirusè qualcosa che apparentemente ha preso di sorpresa il mondo, ma molti di noi erano già preparati. Era da tempo che paventavano che si sarebbe verificata questa evenienza e l’avevano in qualche modo anche preparata, nel senso che avevano consigliato ai decisori mondiali quali erano le azioni importanti per cercare di prevenire questa distruzione di vite e di ricchezza che l'epidemia ha portato. Andremo ora a capire un po' meglio come si è arrivati a questo, quali sono stati i fattori che l'hanno determinata e naturalmente le azioni per correggerla, quali sono gli squilibri e le problematiche attuali, infatti al momento sta riprendendo la curva epidemica dopo che noi, in particolar modo in Italia, l'abbiamo appiattita ma non azzerata. Addirittura, in alcuni paesi, non c'è mai stato neanche questo appiattimento, quindi dobbiamo in qualche modo riflettere e prepararci all'immediato futuro che è quello della stagione autunnale-invernale e al futuro, perché con i virus come sappiamo bisognerà conviverci e bisognerà convivere anche con questo fino a quando non avremo trovato un vaccino.

Ma cominciamo a inquadrare la malattia Covid-19 nell'ambito degli aspetti epidemiologici. Il Covid-19 è una malattia virale, è bene sottolineare le caratteristiche dei virus, che sono delle entità viventi sui generis e differentemente dei batteri non hanno tutte e due gli acidi nucleici, ne hanno soltanto uno e quindi questo non gli consente di potersi riprodurre autonomamente. Essi hanno quindi o soltanto il DNA o soltanto l’RNA, come appunto il nuovo coronavirus, quindi il nuovo coronavirus ha bisogno di impadronirsi del DNA di cellule ospiti, ovviamente di cellule animali o umane, nello specifico, quando appunto è diventato patogeno per l'uomo. Altri virus possono anche parassitare vegetali e altri animali. Quindi, il nuovo Sars Cov-2, un virus a RNA che ha bisogno di impadronirsi delle cellule umane è una antropozoonosi, cioè una malattia che sostanzialmente si è originata nell'animale e che poi a un certo punto si è trasmessa all'uomo e soprattutto da un certo momento in poi ha visto la possibilità di trasmissione da uomo a uomo. Sapete che ci sono delle ipotesi fantasiose in questo passaggio, si è addirittura ipotizzato che sia stato un virus confezionato e sfuggito a un laboratorio che stava facendo magari altri esperimenti o addirittura confezionato appositamente per essere utilizzato in una guerra microbiologica. In realtà c’è un lavoro molto importante, quello di 5 tra i più grandi studiosi di genomica virale pubblicato il 12 marzo su una delle più grandi riviste scientifiche, che fa giustizia di queste ipotesi fantasiose.

Esso sancisce che è un virus al 99,9%, quindi quasi certamente, dovuto al pipistrello, questo passaggio è ancora in dubbio, ovvero, se questo passaggio sia stato direttamente all'uomo o come spesso succede per i pipistrelli abbia visto un animale intermedio. Sapete che i pipistrelli sono degli animali che nel passato si sono prestati molto alla riproduzione virale, facendo da ospiti al virus, che in loro non provocano malattie, che però possono provocare in altri soggetti. Raramente il passaggio dal pipistrello all'uomo avviene in maniera diretta e raramente i virus passano direttamente da questi piccoli animali all'uomo per diversi motivi. Nella stragrande maggioranza dei casi gli uomini non vivono insieme ai pipistrelli, non sono animali domestici, rarissimamente proprio in Cina li mangiano, ma la stragrande maggioranza dell'umanità non ha questo tipo di abitudine e quindi molto spesso i virus che crescono nei pipistrelli hanno bisogno degli amplificatori e hanno bisogno di vettori intermedi per riprodursi. Possibilmente questi animali intermedi devono essere più vicino all'uomo, come gli animali domestici oppure devono essere animali che vengono mangiati dall'uomo e quindi molto spesso sono stati i maiali, i cavalli, gli uccelli.

Questo, gli scienziati, non sono riusciti a chiarirlo con certezza, quindi ci hanno detto che quasi sicuramente è un pipistrello l'originatore. C'è stata l'ipotesi di un animale frequente in Cina, anche mangiato e richiesto, che è il pangolino, ma non c'è certezza, in dubbio è quindi se questo virus naturale abbia proseguito la sua evoluzione in un altro animale oppure direttamente nel caso dell'uomo. Perché molti dei virus che poi provocano epidemie mondiali si diffondono in Oriente e in particolar modo in Cina? Proprio perché la Cina, e i cinesi, hanno delle abitudini e dei comportamenti che predispongono a questo tipo di evenienza. Questi comportamenti sono innanzitutto la promiscuità, cioè il fatto che loro vivono in maniera molto ravvicinata, addirittura nelle campagne, nelle zone rurali cinesi, le famiglie vivono con gli animali. Ovviamente stiamo parlando di qualcosa che era presente per esempio anche in Italia, quando gli italiani erano un popolo di allevatori e agricoltori, quando l'economia era sostanzialmente rurale. Si sa che, addirittura in certe case molto povere, i contadini vivevano con le vacche, con i polli e con i maiali.

Questo ancora oggi succede molto spesso in Oriente, in particolar modo nelle aree rurali della Cina, ma in più la Cina ha un'usanza consolidata che nasce per motivi igienici e cioè anche i mercati, dove appunto vengono commercializzati cibi e animali, non sono mercati in cui gli animali, come da noi, vengono portati già macellati, ma molto spesso ci giungono vivi, perché è abitudine cinese per ragioni igieniche e anche per garanzia della freschezza macellare l'animale davanti all'acquirente. Quindi, questi mercati sono ricchi di animali vivi che vengono macellati all'istante o di animali appena macellati e questo naturalmente espone a una cross contaminazione e a una grande possibilità di favorire questo tipo di diffusione.È probabilmente così che, da un mercato cinese, è originato questo passaggio, probabilmente dipeso da un animale intermedio ma comunque dall'animale all'uomo.

Se fossimo vissuti nel 1500-1700 avremmo naturalmente, retrospettivamente, forse constatato che il virus sarebbe rimasto localizzato in quella città della Cina, ma sono invece le abitudini contemporanee che hanno profondamente modificato e reso possibile il passaggio di questo virus da una parte del mondo all'altra a causa della globalizzazione, cioè il fatto che determinati costumi, usi e comportamenti oggi siano praticamente gli stessi su tutto il globo. Questo viene agevolato da una grandissima capacità di trasporto, cioè il trasportare le persone da una parte all'altra del mondo in maniera rapida. Quindi, contrariamente ai secoli scorsi, quando una persona per spostarsi dall'estremo Oriente all'Occidente ci metteva anni e quindi, nel frattempo, ovviamente questi passaggi venivano rallentati, se non impediti, questo passaggio rapido è avvenuto naturalmente tramite gli aerei. Voi ricorderete che innanzitutto l'epidemia si era diffusa in una provincia della Cina, la provincia di Hubei, grande più o meno quanto l'Italia e più o meno con la stessa popolazione di 60 milioni di abitanti e nella città di Wuhan, grande più o meno come la Lombardia con 11 milioni di abitanti. Il problema è che questa malattia è stata diagnosticata, come spesso succede, in maniera episodica da parte di un oculista, il quale vedeva che c'era un certo numero crescente di pazienti che avevano delle strane congiuntiviti, delle infiammazioni dell'occhio, che poi quelle congiuntiviti seguivano delle polmoniti atipiche che questo oftalmologo non si riusciva a spiegare.

La storia è che questo oftalmologo ha prontamente avvisato le autorità politiche e sanitarie locali però, e questo è un brutto vizio dei paesi autoritari, le autorità locali per paura dello scandalo e della problematica, a ridosso dei festeggiamenti del Capodanno lunare in Cina, una delle più importanti festività cinesi, in seguito alla quale c’erano anche spostamenti importanti da una parte all'altra della Cina hanno censurato addirittura questo oftalmologo. Quindi per tre settimane questo virus ha potuto scorrazzare e diffondersi da una parte all'altra della Cina e poi come vedremo da una parte all'altra del mondo. Da quando poi la notizia è arrivata all'autorità centrale a Pechino, che si è resa conto di non voler commettere gli stessi errori che proprio la Cina commise nel 2002-2003 con un'altra e importante epidemia di un virus cugino di questo nuovo coronavirus della variante 1 della Sars, essa diede l'allarme al mondo e all'Organizzazione Mondiale della Sanità. Poi cominciò ad avviare quella strategia di contenimento che è stata estremamente energica e per certi versi persino brutale. da stato autoritario, com'è la Cina, con un lockdown totale che ha portato alla chiusura della provincia di Hubei e in particolar particolar modo della città di Wuhan. Questo ha limitato il contagio e ha ridotto e azzerato la curva epidemica.

Questo testo è estratto dalla video lezione del prof. Walter Ricciardi, dal corso FAD ECM "Covid 19: aspettando il Day After"

Walter RICCIARDI
Professore Ordinario di Igiene
Università Cattolica, Roma
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