Farmaci, terapia e differenze di Genere

Buongiorno, mi presento: sono Marina Ziche, sono un Medico e sono unProfessore Ordinario di Farmacologia, svolgo la mia attività di Docente e di Ricercatore presso l'Università degli Studi di Siena nel Dipartimento di Scienze della Vita. Come farmacologo sperimentale sono responsabile della risposta ai farmaci.Oggi vi parlerò in particolare di questo aspetto che riguardai farmaci, la terapia e le differenze di genere.

Siamo in un'era in cui la medicina personalizzata rappresenta un obiettivo importante nel quale quindila scelta del farmaco giusto, la dose giusta per il paziente giusto rappresenta un obiettivo che le frontiere della genetica ci hanno reso accessibile. Il razionale di questo tipo di approccio oggi, in particolare per il farmaco, è legato al fatto che se in una popolazione di pazienti portatori della stessa patologia noi andiamo a valutare il tipo di efficacia di un trattamento, ci troveremo sicuramente in una condizione in cui, a fronte della risposta di un farmaco di tipo tossico in un sottogruppo di popolazione, altri gruppi della popolazione potranno essere invece meglio caratterizzati per rispondere in maniera ottimale ad un farmaco come il farmaco A o il farmaco B (come si può vedere nella popolazione degli omini verdi rappresentati nella slide), rispetto invece alla differenza di risposta e di farmaci degli omini blu (anche loro rappresentati nella slide ed indicati con C e D). Ma l’obiettivo più importante di tutta questa strategia che vuole portare alla personalizzazione della terapia e alla scelta di un farmaco adeguato è soprattutto quello dicaratterizzare dal punto di vista genetico il profilo di tossicità, e quindi escludere quelli che in questa immagine sono gli omini arancioni dal dover manifestare importanti reazioni tossiche. Le reazioni tossiche da farmaci sono infatti uno dei problemi più importanti che associano all'entrata in commercio di farmaci la risposta agli stessi. Infatti come si può vedere da questa diapositiva, le reazioni avverse farmaci rappresentano un'importante causa di mortalità nella popolazione. Importante causa di mortalità che è giustificata dal fatto che rispetto alla sperimentazione clinica fatta su soggetti molto standardizzati, quando il farmaco arriva nel mondo reale noi vediamo che non abbiamo considerato nella sperimentazione l'adeguata complessità, sia per quanto riguarda la popolazione, per quanto riguarda le altre patologie che possono essere presenti, o gli altri farmaci che possono essere assunti dai pazienti, il che comporta che non soltanto 51% dei farmaci presenta gravi reazioni avverse, prima non conosciute nell'ambito della sperimentazione clinica, ma anche che un'importante numero di farmaci (3%) è ritirato dal commercio per problemi di tollerabilità nell'arco dei primi 5-10 anni di utilizzo. Inoltre il 5-10% dei farmaci subisce restrizioni nell'utilizzo e/o nei dosaggi, ciò significa che abbiamo la necessità di caratterizzare meglio le popolazioni a questi farmaci esposte.

I fattori responsabili della variabilità interindividuale nella risposta ai farmacisono ovviamente molti complessi come abbiamo detto, in particolare rispetto a quella che è la vita reale. Sicuramente tra essi è presentel'etàcome abbiamo detto; laco-morbidità;altre patologie associate al di là di quella per il quale il trattamento è assunto; la dietaela massa corporeasono importanti fattori di distinguo nella variabilità esposta ai farmaci, cosi come leabitudini di vita specifiche come ad esempio:fumare oppure assumere alcol;esistano fattori emozionali e cognitivi(placebo). Come abbiamo detto all'inizio di questa presentazione inoltre, sicuramentegli aspetti genetici rappresentano un punto critico.Abbiamo aspetti genetici in senso lato che riguardano sia la razza che alune caratteristiche specifiche dell'individuo, ma il punto per il quale noi oggi siamo qui a raccontare e ad affrontare questa problematica è il fatto cheil sesso sicuramente è uno degli elementi che incide in maniera significativa sulla variabilità di risposta ai farmaci.Questa informazione non è un'informazione nuova, non la stiamo scoprendo oggi, è un'informazione che la comunità scientifica ha avuto a disposizione fin dai primi anni 30, quandoNicholas e Barrow, facendo una sperimentazione su modelli animali, sui ratti, evidenziarono che per addormentare un ratto femmina era necessaria metà della dose utilizzata per addormentare un ratto maschio, e questa è stata la prima osservazione che ha fatto impostare il concetto dellafarmacologia di genere.Perché adesso stiamo parlando ora di donne e farmaci?Ci sono degli elementi molto specifici, molto caratteristici, per esempio:le donne sono tra le più grandi consumatrici di farmaci, come potete notare dalla slide,utilizzano circa il 20-30% in più di farmaci rispetto agli uomini.La mancanza di una sperimentazione specifica sulle donnefa si chela posologia che viene utilizzata per trattare uomini e donne dello stesso farmaco in genere è la stessa, ed è sempre stata studiata individuando una tipologia teorica di individuo maschio, di peso medio (70 kg).Fino al 1993 la sperimentazione clinica sulle donne non si poteva farepur essendo stata ampiamente studiata fino agli anni 70. Alla fine degli anni 60 ci fu l'infelice episodio della talidomide che comportò la nascita di soggetti con gravi problemi malformativi e per scopi precauzionali furono escluse definitivamente le donne dalla sperimentazione clinica nell'ambito farmacologico. La sperimentazione clinica ha cominciato a considerare in maniera significativa le donne e l’importanza di uno studio specifico e selettivo delle donne dalla metà degli anni 90.La sperimentazione preclinicaè stata sempre condotta prevalentemente su animali maschi,sempre per poter escludere la possibilità di eccessive complessità che rendessero difficile la comprensione del risultato. Un altro aspetto delicato è quello legato alle fasi fertili della donna, quindila gravidanza e l'allattamentocherappresentano momenti critici nei quali l'ipotesi che possano essere generate delle reazioni tossiche importanti, fa scoraggiare la sperimentazione nelle donne.

Un altro motivo molto importante come abbiamo già di fatto indicato, è quello che comunque nelle donne, la quantità di reazioni avverse che vengono sollecitate dai farmaci è un fattore molto preponderante e che sicuramente richiede grande attenzione.

Abbiamo detto poco fa chele donne sono fra le più grandi consumatrice di farmaci, e questo vale per qualunque tipo di classe di farmaci, quindi ovviamente un aspetto particolare rivestono i farmaci che hanno un'identità specifica per il genere femminile, come ad esempio: l'uso degli anticoncezionalio comunque terapie sostitutive di varia natura, e questo è un altro aspetto estremamente importante perché di fatto, anche nella sperimentazione clinica, molto raramente vengono considerate le potenziali interazioni di un soggetto nella sua vita reale, per esempio:una donna che prende gli anticoncezionali e deve però curarsi per una patologia infettiva, cardiologica o reumatica, ovviamente lo fa senza interrompere la sua terapia anticoncezionale.

Le donne assumono più farmaci rispetto agli uomini, inoltre, le donne presentano reazioni avverse a tutte le classi di farmaci in maniera molto superiore agli uomini.

Questo testo è estratto dal nostro video-corso ECM Fad Medicina di genere: oltre la pillola rosa e la pillola blu, ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.

Estratto della lezione della dott.ssa: Marina ZICHE

Marina ZICHE
Medico Professore Ordinario Farmacologia
Università di Siena
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