Osteoporosi ed artrosi dall'eziopatogenesi al trattamento: differenze di genere

Sono il Prof. Moretti, lavoro a Bari nella Clinica Ortopedica dell'Az. Ospedaliera Universitaria “Policlinico”; dirigo questa Clinica Ortopedica e Traumatologica.

In questa lezione, ho pensato di porre l'accento e considerare due patologie che sono piuttosto frequenti nell'ambito delle malattie dell'apparato locomotore del soggetto over 55/ 60, che sono l'osteoporosi e l'artrosi. Ovviamente finalizzando tutto il nostro intervento e questa lezione a quelle che possono essere le specificità di queste malattie nell'ambito del genere. Per cui, questa nostra lezione verterà su una prima parte dovetenteremo di capire e di spiegare se l'osteoporosi è una malattia di genere, e quindi prenderemo in considerazione in un secondo momento, quanto l'artrosi ci può offrire come problematiche in questo ambito. Per quanto riguarda l'osteoporosi, prenderemo in considerazione come obiettivi di questa lezione: la fisiopatologia dell'osso, la definizione della malattia; i fattori di rischio che ad essa sono correlati, accenneremo all'epidemiologia della patologia, prenderemo in considerazione le fratture da fragilità che sono le complicanze dell'osteoporosi, per arrivare poi a dare una risposta sulla possibilità di considerare questa patologia come una patologia di genere. La fisiopatologia dell'osso: l'osso è un tessuto attivo; non pensiamo mai di avere a disposizione un tessuto osseo che sia metabolicamente inerte. Questo è una struttura viva, attiva, che è formata da una matrice organica di proteine (fibre collagene), nella quale si deposita l'apatite, la parte inorganica, formata da cristalli di fosfato tricalcico. In un soggetto normale sono presenti circa 1000 gr di calcio, e la quasi totalità è contenuta nel nostro scheletro.

Il mantenimento dei valori di calcemia è assolutamente essenziale efunzionale per regolare la conduzione degli stimoli nervosi, la contrazione cardiaca del muscolo cardiaco e dei muscoli scheletrici, la coagulazione, la funzione di molte ghiandole endocrine, il metabolismo cellulare, oltre che ovviamente la omeostasi dell'apparato scheletrico.

Quali sono le vie di ingresso nell'organismo e di fuoriuscita dall'organismo del calcio? Vie d'ingresso: il calcio penetra all'interno del sangue attraverso l'assorbimento intestinale, attraverso il rimodellamento continuo scheletrico nell'ottica che abbiamo prima sottolineato, e attraverso il riassorbimento renale. Di contro, le vie d'uscita più importanti sono rappresentate dalla secrezione di succhi gastroenterici, dalla escrezione urinaria, dalla deposizione come fosfato tricalcico inorganico nello scheletro e dalle perdite di calcio attraverso il sudore.

Il rimodellamento del tessuto osseo: presenta ed è fondato su alcuni attori cellulari, che sono fondamentalmente tre: gli osteoclasti, rappresentati da grandi cellule multinucleate, che hanno origine dal sistema linfomonocitario e sono finalizzate a riassorbire l'osso attraverso la liberazione di idrogenioni ed enzimi lisosomiali. Di contro, abbiamo gli osteoblasti che sono delle cellule di superficie derivanti da precursori di natura mesenchimale che sintetizzano e depongono la matrice ossea, partecipando alla mineralizzazione attraverso la liberazione di attività enzimatiche, e promuovendo l'accumulo del calcio a livello osseo, sotto forma di cristalli di idrossiapatite. Gli osteociti infine derivano dagli osteoblasti che, una volta terminata la loro attività neoformativa, vengono progressivamente incorporati nella matrice ossea mineralizzata formando un network che è finalizzato alla trasformazione di tutti gli impulsi meccanici in informazione di carattere biochimico e metabolico, verso gli altri componenti cellulari.

Fino a poco tempo fa, gli osteociti erano descritti come elementi di quiescenza, derivati dalla quiescenza degli osteoblasti al termine della loro attività metabolica. Oggi questo non è più concepibile, anzi, gli osteociti rappresenterebbero gli starter e soprattutto i vigili di tutto questo complesso fenomeno di rimodellamento, attraverso le informazioni, che vengono date agli altri componenti cellulari, derivanti dalla trasformazione di impulsi e informazioni di carattere meccanico, essenzialmente meccanico, in condizioni biochimiche e metaboliche, che inducono gli altri componenti a trasformarsi e quindi ad avere la propria funzione.

Il rimodellamento del tessuto normale osseo attraversa alcune fasi: una prima fase di quiescenza in cui, l'osso si presenta tappezzato da un sottile strato di cellule inattive, e da questa fase si passa alla fase di attivazione del rimodellamento. In questa fase compaiono i precursori degli osteoclasti che in breve tempo raggiungono la superficie dell'osso per diventare osteoclasti maturi. Questi osteoclasti rappresentati in giallo nella slide, iniziano un attivo riassorbimento del tessuto osseo mineralizzato e finita, completata la loro attività, tendono a scomparire dalla cavità di riassorbimento, dove compaiono in loro sostituzione gli osteoblasti attivi, che iniziano a deporre matrice ossea allo scopo di colmare quelle lacune che sono state create dalle precedenti cellule, cioè dagli osteoclasti. Questa fase si completa con la mineralizzazione della matrice neodeposta e l'area riparata viene a sua volta ricoperta da uno strato sottile di cellule quiescenti per riniziare il ciclo, e quindi il tourn over, questo riguardal'osso normale.

L'omeostasi fosfocalcica e tutta questa problematica viene governata da alcuni ormoni, di cui i più importanti sono: la vitamina D che è un composto steroideo che per essere attiva deve essere idrossilata a livello epatico e a livello renale; agisce a livello osseo, dove aumenta la mineralizzazione, oppure agisce anche a livello intestinale, dove aumenta l'assorbimento di calcio e fosforo, ed infine a livello renale, dove tende a diminuire l'escrezione del calcio e fosfati.

La calcitoninainvece, è prodotta da alcune cellule parafollicolari della tiroide, agisce a livello osseo e qui inibisce, “fucila” in un certo senso, l'attività osteoclastica, e quindi riduce il riassorbimento osseo.Il secondo sito diazione è il livello renale, dove determina un aumento della clearance renale del calcio e del fosforo. La sua secrezione è provocata come risposta ad alti livelli di calcemia per mantenere questa omeostasi di cui parlavamo.

 Il paratormone,a sua volta, è prodotto dalle paratiroidi in risposta a bassi livelli di calcemia, ha come organi bersaglio:il tessuto osseo, dove stimola l'attività osteoclastica  promuovendo la mobilizzazione di calcio dallo scheletro. A livello renale, dove diminuisce l'assorbimento del fosforo e aumenta quello del calcio, e indirettamente agisce a livello intestinale perché stimolando l'idrossilazione renale della vitamina D, aumenta il riassorbimento del calcio intestinale. Gli androgeni e gli estrogeni sono essenziali per l'acqisizione di una massa ossea completa, ottimale, che tende ad aumentare nel periodo puberale e per il suo mantenimento entro i limiti della fisiologia nei periodi successivi della vita dell'individuo.Ci sono condizioni, abbiamo visto quelle normali, ci sono condizioni in cui questa normalità non è più conservata. Il problema “osteoporosi”: come può essere quella condizione caratterizzata da una perdita di massa ossea, che quindi porta allo sviluppo dell'osteoporosi? Può essere il risultato di una ridotta formazione di tessuto osseo, di un eccessivo assorbimento, oppure di entrambe le condizioni contemporaneamente rappresentate dall'alterazione dell'equilibrio tra la posizione e il rimaneggiamento con un bilancio finale negativo dell'apposizione ossea.

Questo testo è estratto dal nostro video-corso ECM Fad Medicina di genere: oltre la pillola rosa e la pillola blu, ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.

Estratto della lezione del dott.: Biagio MORETTI

Biagio MORETTI
Direttore Clinica Ortopedica
Università Bari
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