La percezione della realtà esterna

Iniziamo questa nuova lezione con un'immagine molto particolare che ho scelto proprio perché è anche un po' ambigua se vogliamo. Vi invito a guardarla e a notare dei particolari che vi colpiscono per esempio, e poi il tipo di sensazione che provate nel vedere quell'immagine, e alla fine di darle anche un titolo, se volete. Questa è sicuramente una immagine di non facile lettura, di immediata lettura, e vi dico subito che di solito le persone che la vedono, hanno tantissime reazioni diverse, perché c'è chi è stupito nel guardare questi due gruppi che sembrano non comunicare fra loro, chi è stupito delle persone ovviamente che sono sull'albero, chi continua a dire che questo stare sull'albero non è possibile, cioè che è un fotomontaggio perché i rami non potrebbero reggere, in realtà questa è una fotografia vera, molto vecchia, come potete vedere, e poi c'è chi è colpito da quella persona che alza il braccio in quel modo, le interpretazioni sono notevoli. 

Tutto questo ci serve per introdurre un concetto, e cioè che di fronte allo stesso stimolo, è inevitabile che ciascuno abbia una reazione diversa, perché siamo tutti diversi, quindi dobbiamo prendere atto in modo molto concreto, delle diversità che abbiamo perché questo ci fa capire quanto sia importante ancora di più, il rapport. Una delle incomprensioni nella comunicazione è proprio quella di aspettarsi che gli altri reagiscano come te, perché a te sembra ovvio reagire in quel modo, ma non è così, perché come vedremo, ognuno è veramente un mondo a sé. 

Come ci arriviamo qui? Allora, cominciamo a dire una cosa: la realtà oggettiva è fuori di noi, però il modo in cui noi reagiamo a questa realtà oggettiva, è necessariamente soggettivo, quindi il modo mio di leggere questa immagine, non può essere identico al modo che ciascuno di voi ha di guardare questa immagine, quindi, è interessante questo fatto perché la realtà oggettiva, in qualche modo, non è conoscibile nella sua oggettività, e quello che possiamo dire quindi è che, esattamente come una mappa, immaginiamo di guardare una mappa e di vedere il Colosseo, San Pietro, il Tevere, diremo dunque che quella è Roma, però attenzione, non è quella Roma! Roma è un territorio dove c'è anche il Colosseo eccetera, eccetera...ma è un territorio reale.

Che cos'è una mappa? E' una rappresentazione grafica di un territorio reale. Noi potremmo dire che effettivamente ciascuno di noi del territorio reale che è la realtà oggettiva, non ha che una mappa, una mappa che però non è il territorio. Questa frase in realtà è precedente, e la PNL l’ha presa, è di un filosofo di origine polacca: Corbinski e per la PNL questo è un dato fondamentale, da cui dobbiamo veramente partire per costruire tutto quello che diremo, perché è molto importante capire che ciascuno di noi non reagisce alla realtà, ma alla propria mappa. Perché è importante questo? Allora, è importante dal punto di vista della comunicazione, perché capire che l'incontro fra più persone, è l’incontro fra più mappe, questa parola: “mappa”, poi la andremo a circostanziare, a selezionare e a conoscere, adesso lasciamola così vaga.  

Un'altra cosa importante che dà poi sviluppo a tutto l'utilizzo per il coaching della Programmazione Neuro-Linguistica, è che quelle che io ritengo essere limitazioni, sono una mia mappa, non sono oggettive. Quindi, teoricamente, io posso nella mia mappa, trovare dei modi diversi per relazionarmi a quella situazione per trovare una soluzione, questo è molto interessante. Supponiamo un caso eclatante: l'idea di perdere le proprie gambe da un momento all'altro. E' sicuramente un fatto oggettivo grave, ma il modo di relazionarci a ciò, può essere molto diverso. Noi conosciamo un personaggio pubblico: si chiama Alex Zanardi, egli ha trovato un suo modo di reagire ad una oggettiva situazione non desiderata, e anziché buttarsi in un angolo e rimanere lì a piangere sulle gambe perse, guardate che vita che ha fatto, che personalità e che tipo di energia riesce anche ad infondere agli altri, quindi è molto interessante questo discorso della mappa, perché la nostra mappa, per fortuna, può cambiare, poi lo vedremo insomma. Dicevamo allora, nella comunicazione, il discorso della mappa ci fa capire che dobbiamo il più possibile entrare in rapport con mappe anche molto diverse, è quindi bene conoscere degli elementi che andremo ad approfondire dopo.

L'altro messaggio importante è che tutto ciò che il nostro paziente, il nostro utente, descrive come una difficoltà oggettiva secondo lui, va compreso, abbiamo tanti modi, tanti strumenti che analizzeremo dopo, per farlo e per poter trovare delle soluzioni, perché il compito è questo anche, il vostro compito professionale, è anche quello di offrire, cercare insieme, delle soluzioni di vario tipo. Quindi, la mappa non è il territorio, perché il territorio è inconoscibile.  

Che cosa fa si che noi del territorio abbiamo solo una mappa? Andiamo a vedere. Ci sono tre filtri. Il primo è quello sensoriale: abbiamo i cinque sensi, però vedremo come per la Programmazione Neuro-Linguistica questo è qualcosa di molto grande, ve lo anticipo subito: perché i nostri 5 sensi, sicuramente sono gli organi con i quali noi apprendiamo informazioni da ciò che ci circonda, ma sono anche dei sistemi rappresentazionali, perché io mi possono rappresentare qualcosa che non c'è. Quindi, posso rappresentarmi una spiaggia per esempio, posso pensare e addirittura costruire qualcosa come un auto con 6 ruote, per esempio. Posso, dunque, fare tantissime cose usando i miei sensi, perché visualizzo un auto con 6 ruote, visualizzo un aereo dipinto di viola o di arancione, posso farlo e lo faccio continuamente.

Quindi, abbiamo i cinque sensi, diciamo subito che comunque c’è un modo di utilizzare questi 5 sensi che è diverso da ciascuno di noi, perché dipende anche, per esempio: un’ po, se volete, dalle origini genetiche, perché posso avere per esempio una difficoltà nel distinguere i colori,lo sappiamo, e quindi magari non ho una grande capacità nell'osservare le differenze cromatiche, perchè magari sono altre cose che mi interessano, come magari ciò che dice una persona, il tono della voce piuttosto che il modo in cui accoppia i colori, per esempio eccetera. Posso essere stato educato in famiglia ad usare molto il senso visivo perché mio padre è un fotografo, è un regista, perché è un pittore; oppure posso essere stato abituato ad usare molto il senso uditivo, perché magari si ascoltava molta musica in casa, e quindi ho imparato il gusto di lasciarmi andare alla musica, di scoprire la differenza fra gli strumenti, tra i tempi ed i ritmi, eccetera eccetera. Posso, invece, avere sviluppato molto il senso del tatto, perché magari in casa ero abituato fin da piccolo a costruire delle piccole cose, eccetera eccetera. Vedremo come questo poi comporterà delle differenze nelle persone, un passo alla volta.

 

Questo testo è estratto dal nostro video-corso Fad Empatico: la PNL nelle relazioni di aiuto ed in équipe, ha come scopo quello di informare e permette di approfondire tematiche legate al corso.

Estratto della lezione del dott.: Claudio Borzi

Claudio Borzi
Istruttore PNL
Libero Professionista
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